Addentrarsi nel fitto di un bosco attraverso un sentiero, che vorticoso fra le fronde conduce allo smarrirsi. Essere soli, di fronte all’oscurità di quella vegetazione fitta, forse indifesi, muniti di una grande arma a doppio taglio: la curiosità. Sentirsi sospesi ed inseguiti da qualcosa che si cela nell’ombra, che segue famelico qualsiasi odore lasciato come traccia, essere in balia di un pericolo imminente.
Il Teatro Biblioteca Quarticciolo apre la stagione di danza 2016/17 con la compagnia Atacama di Patrizia Cavola e Ivan Truol, che presenta in questo teatro della cerchia dei Teatri in Comune la sua nuova e fresca produzione, Cappuccetto Rosso: il lupo e la fanciulla.
In scena tre danzatrici – Stefania Di Donato, Valeria Loprieno e Cristina Meloro – che hanno riempito la scena con il loro gioco danzato, presenza e poesia del gesto, coinvolgendo un pubblico variegato. La storia fa parte ormai della tradizione popolare ed orale – seppur sia stata trascritta da diversi autori, in particolare la Cavola e Truol si rifanno alla versione di Charles Perrault –, ma ciò che intriga della drammaturgia coreografata di questa versione è la particolare attenzione che si dà al vissuto del personaggio Cappuccetto Rosso dal momento in cui varca la soglia della foresta abbandonando il sentiero sicuro ed illuminato, richiamata dal fascino del luogo oscuro e misterioso. Sarà in quel momento che avverrà un cambiamento, una metamorfosi che risuona come l’eco di un oggetto spezzato e che non potrà mai tornare integro. Le tre danzatrici mutano di ruolo continuamente, conservando all’interno del loro personaggio le tre facce dei personaggi: e se da un lato prima di oltrepassare il pericoloso confine le vediamo rinchiuse in danze dai tratti stereotipati e stilizzati che ci raccontano le peculiarità fisico-emotive di ciascun soggetto interpretato, dall’altro riscopriamo che il momento di perdizione le fa esplodere in una danza che celebra libertà e bellezza. E’ fra gli alberi fitti, le radici nodose, i muschi e i fiori profumati e selvaggi, è nell’oscurità che Cappuccetto Rosso abbandona l’età infantile e trova la femminilità, lì è possibile di trasformarsi, e, ovviamente, farsi sorprendere dal lupo. Non si può nascondere che sia proprio il lupo a rendere possibile la trasformazione: forte ed istintivo, alter ego della dolce fanciulla, la guida per passaggi impervi e difficili che la bambina ripete con timore, spinta da un’incontenibile curiosità.
Lo spettacolo incanta, racconta e diverte: le interpreti sono convincenti e coinvolgenti, cimentandosi anche nel racconto orale delle fasi della storia – l’idea di inserire un testo amalgama le qualità interpretative ed è presente in altre produzioni firmate Atacama –. La regia ha un tocco poetico e si percepisce l’interesse dei coreografi nel voler ricercare autenticità ed organicità, muovendosi con abilità fra vari stili della danza contemporanea.
Le luci ideate da Danila Blasi sono capaci di trascinare l’immaginazione nel bosco, di suddividere l’ambiente in isole sicure ed isole dannate; l’utilizzo di un gobos proietta sul fondale sagome di alberi. Le musiche composte da Epsilon Indi sono accattivanti, ricche di suoni d’ambiente.
Il Cappuccetto Rosso della compagnia Atacama fa parte sicuramente di una ricerca che possa legare un linguaggio espressivo complesso come la danza all’ampio contesto delle fiabe e delle tradizioni che riguardano la nostra fanciullezza, ed ha la capacità di trattare l’argomento con profondità e sotto una nuova luce, che permette la fruizione ad un pubblico di diverse età. Un gioiello.
Ludovica Avetrani