La corsa affannosa e incessante di un individuo, incurante degli ostacoli della vita e degli sconosciuti che incrociano il suo cammino. Lui corre, corre, corre, cade e si rialza, corre e non si ferma mai. Un cerchio, un circolo, un tondo. La vanità dell’esistenza e l’egocentrismo di scansare gli altri. Le infinite e innumerevoli sfaccettature dell’animo umano, che può passare dalla gioia al dolore, dalla paura allo stupore, dal piacere alla vergogna in un frangente di secondo. Punti di vista. Divergenze concettuali. Un abito da sposa.
Queste sono solo alcune delle suggestioni percepibili, ma quella che la Compagnia Atacama porta sul palcoscenico Teatro Vascello il 27 Marzo, in replica per i due giorni successivi, è una ricerca coreografica densa di significato e di significati. Dalle inesauribili contraddizioni dell’essere umano contemporaneo, dal galleggiare tra sentimenti contrastanti, è scaturito un lavoro corale di improvvisazione corporea e intellettiva di scambio tra i danzatori e i coreografi. Un risultato poetico e visionario, che unisce movimento e riflessione sulla parola e sull’espressione gestuale dei danzatori-attori, abitanti della scena con i loro corpi e le loro menti.
Il progetto non avrebbe potuto avere luogo senza la collaborazione ben riuscita con il compositore Sergio de Vito per la creazione di musiche originali in un crescendo di dissonanze e Danila Blasi che ha curato il disegno luci, essenziale ma di grande impatto.
In scena i danzatori Valeria Baresi, Anna Basti, Ilaria Bracaglia, Cristina Meloro e Marco Ubaldi, di chiara esperienza teatrale, hanno reso manifeste le sfaccettature dell’interiorità con un’interpretazione pulita e tangibile.
Ludovica Mattioli
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