Ritmi ostinati e irregolari, desiderio e tendenza alla frammentazione. Nell’era tecnologica Esposta sembra essere un richiamo alla riconciliazione con il proprio corpo. Esposto è il pensiero, esposto è il volto, esposto è il ricordo.
La creazione della compagnia Atacama fondata nel 1997 da Patrizia Cavola e Ivan Truol, porta lo spettatore all’ascolto dell’immaginario che il linguaggio coreografico con la sua forza espressiva ci propone suscitando un timore reverenziale e una resa all’amore. La compagnia si ispira ad una ricerca di linguaggio multi poliedrica che si integra con il corpo nelle sue differenti forme di espressione, dalla danza al teatro di parola, riassumendosi in un unico linguaggio.
Linguaggio non solo come identità di un processo comunicativo, ma veicolo per un esplicitazione di un’ esperienza condivisa e narrabile.
Le tre donne che sono messe in relazione attraverso la danza, sono aperte ad una rappresentazione del loro stato d’animo, complici come le streghe nella brughiera di Shakespeare, complementari come i cicli di passaggio magnificamente rappresentati da Gustav Klimt nell’opera “Le tre età della donna” come testimonianza di un essere stato, di un essere nel presente immediato e di un possibile essere futuro. La loro fragilità e la loro forza si equilibrano nell’atto dell’esporsi al mondo e del rendersi visibili al corpo dell’ altro, per offrirsi in uno scambio ad un gioco di trasformazioni. C’è qualcosa di meraviglioso, commovente, speciale nell’essere disposti a rivelarsi senza protezioni, barriere, maschere, in quello stato di fragilità che acquista in tal modo una forza senza uguali.
“Esposta” è stato presentato all’interno del teatro Quarticciolo di Roma, come spettacolo vincitore del bando per le associazioni territoriali del VII Municipio, per la qualità dell’indagine e l’attualità del tema rivolto alla sfera femminile …
Il timore di un’inquietudine incomunicabile permette a Ilaria Bracaglia, Sara Simeoni e Cristina Failla, di comprendersi per potersi comunicare e riconciliare con le proprie emozioni attraverso un travestimento che non cessa mai di far risuonare in noi le nostre più profonde paure, create da un necessario sacrificio individuale.
Antonella Caione
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