La scena delimitata da un evocativo cerchio di luci che cambiavano colore, è stata animata per circa un’ora da quadri viventi che alternavano momenti di debolezza umana, momenti di esibizionismo, relazioni, contatti, confronti. Senza una logica narrativa, i danzatori hanno mostrato varie sfumature dell’essere umano, in modo autentico, senza nascondere i difetti dello spirito e le voglie del corpo. Nella maggior parte dei casi è stato il riso il sentimento dominante, il perno che ha legato il corpo e l’anima degli interpreti.
L’ironia e l’autoironia aiutano a superare i limiti del corpo e dello spirito, lo sanno bene Patrizia Cavola e Ivan Truol, che hanno guidato la creazione cercando di far partire il movimento da ciò che evoca la scrittura. Le azioni e le reazioni degli interpreti sono state meticolose e simpatiche, le idee e le risoluzioni di alcuni confronti originali e genuine. La danza negli unisono è stata perfetta. Tanto materiale ha segnato il palco del teatro, tra immaginario e realismo. I cinque interpreti galleggiavano e annegavano con varie modalità di immersione, alternando i momenti in modo organico.
Il tutto coadiuvato dalle musiche originali del compositore Sergio de Vito. Musiche che hanno guidato la scena e hanno interagito con i danzatori. Un riconoscimento particolare va anche alle luci di Danila Blasi che hanno saputo creare le giuste atmosfere e sottolineare particolari e suggestioni.
Valeria Loprieno
Teatri di Cartapesta