Io, lei, me è un solo interpretato dalla danzatrice Valeria Baresi che unisce le tre ultime produzioni della compagnia romana diretta da Patrizia Cavola e Ivan Truol.
Una donna con il viso nascosto da una scatola di latta danza sulle sillabe interrotte di Patrizia Hartman: una singhiozzante interpretazione della femminilità nascosta, intrappolata ma evocata in ogni singolo movimento. Nel silenzio, la scatola viene abbandonata in un angolo e la danzatrice dà inizio al processo di scoperta di se stessa, in un grottesco ma commovente passaggio nelle diverse sfaccettature dell’essere umano reso esplicito da una raffinata unione di suoni onomatopeici e gesti rappresentativi. Svelate le contraddizioni del suo essere, la protagonista traduce in movimento la frammentazione della propria natura accompagnata dai suoni elettronici del gruppo Epsilon Indi.
Nella scena successiva la danzatrice torna nel silenzio, è debole, ha bisogno di Lei, di questa presenza immaginaria ma necessaria per non annegare nelle difficoltà del suo essere. Poi, riprese le forze necessarie rientra nel processo conoscitivo ma questa volta ogni movimento è controllato e generato dal corpo stesso, ogni azione è reduce di una sollecitazione di una parte del corpo sull’altra come se ci fosse una Me responsabile dei movimenti dell’Io della danzatrice.
Liberatasi anche dall’ultima lotta interiore, l’attenzione torna alla primordialità: tornano i sospiri della voce iniziale e la danzatrice riprende la scatola; la osserva, ci gioca e la usa come specchio. Non è più un limite ma semplicemente un ostacolo esistenziale che supera prima del buio finale. Io, me, lei è un piacevole alternarsi di femminilità e dipendenza, di gioia e dolore, di paura e coraggio, di forza e debolezza.
Delfina Stella
GUFETTO
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